Taccuini di vita postuma: 2. Talking of Michelangelo

Un nuovo brano aforistico della da non molto inaugurata nuova categoria del blog intitolata Taccuini di vita postuma – Meditazioni della vita che (ancora) non vive che possa essere, mi auguro, un’occasione di spunto per riflessioni, considerazioni, pensieri di qualsiasi forma in ciascun lettore; chiunque volesse eventualmente condividere le proprie idee e personali elaborazioni a riguardo potrà ed è invitato a farlo, se lo vorrà, contattandomi nelle modalità descritte nella pagina Contatti.
Intanto, buon lettura!

2. Talking of Michelangelo.

Giunge infine nell’esistenza individuale quel prevedibile momento in cui ci si trovi di fronte a sé e al Mondo a chiedersi se sia legittimo smettere di pensare, cessare la ricerca di una lucida e onnicomprensiva consapevolezza di sé e del Mondo stesso e dei rapporti fra le due entità. Ci si ritrova a chiedersi fra le aule insonorizzate di se stessi se sia legittimo non interrogarsi a priori sul senso di questo rapporto e sull’esistenza, sulla ragione dell’esistenza delle due entità. Il prevedibile mutismo della realtà è il prevedibile e scontato risultato di una simile interrogazione in base alle tempistiche immediate entro cui si prevede – secondo l’utilitarietà che regola la sinestetica sub-strutturale ambivalenza della compenetrazione fra il soggetto e la realtà-così-com’è – che l’atteso prodotto responsivo venga prodotto. Alla coscienza compiutamente parte della realtà-così-com’è il mutismo canta la già attesa e programmata conferma dell’assenza di ogni possibile interrogativo. Il residuale dubbio scolasticamente introdotto come imprinting sensoriale rispetto alla presenza di poli dialettici che dibattano contrapposti obietta con teatrale pigolio in malafede che forse ci si formula la domanda in modo sbagliato, perché si considera la questione dalla parte sbagliata. Non è questione di legittimità, ma di sopravvivenza. Come la rimozione, ai livelli più alti della soggettività psichica, del ricordo di un evento incredibilmente traumatico per impedire alla coscienza vigile stessa di disintegrarsi in un milione di frammenti psichici non più ricomponibili – quindi de facto non più (capaci di produrre) utili alla società. Se la domanda sul senso e sul significato porta inevitabilmente ad affacciarsi sull’assurdo, sul vuoto, sul nulla, sul puro caso nero e vuoto e disgregante privo di significato o fine per qualsiasi cosa che abbia un minimo di importanza per l’individuo la cui coscienza raziocinante ha posto la domanda, allora forse è giusto e sano non porsela, e ridurre, in uno zoom dal campo lunghissimo all’inquadratura di un dettaglio, il raggio d’azione di ciò che viene permesso alla coscienza individuale di prendere in considerazione, cioè piccole cose innocue, banali, pavimentanti il sicuro sentiero dell’ogni-santo-giorno appropriatamente conforme, cose minime come il cibo e lo sport, le tasse ingiuste, il tempo atmosferico mai adeguato qualsiasi sia la stagione, i film, i telefonini, i vestiti, le autovetture e così via, proseguendo ogni giorno, senza possibilità di memoria, fino al proprio ultimo giorno in attesa di compiersi e di giungere, il giorno in cui quella coscienza affacciata partirà verso un altrove di cui non si saprà mai nulla, un luogo inconoscibile e oscuro, non considerato come considerabile dalle maglie amministrative del qui-e-ora uniformanti la produttività necessaria che cela tale attesa. E quel giorno, l’intera vita, l’intera possibilità concessa con, per e dall’esistenza sarà terminata. Sul letto di morte, rivolti all’indietro verso il ciò-che-è-stato, fioriranno i quesiti e le considerazioni sulle ali della privata Nottola di Minerva biologica a suggellare la perfetta inversione che custodisce la reiterazione del mondo totalmente utile: «sarà stato giusto spendere l’esistenza in quel modo? Sarà stato legittimo evitare ogni possibile domanda fondamentale? Trascorrere l’esistenza fra le piccole cose apparentemente umane senza mai provare a sbirciare verso l’ignoto al centro di se stessi che pare incardinare tutto? Certamente ciò non renderà una vita così condotta per forza priva di felicità. Anzi, probabilmente potrà essere più facile essere felici focalizzandosi sul piccolo, sul minuto, sul quotidiano e banale. Ma sarà stata un’esistenza autentica? Ciò forse non ha importanza, poiché la vita, la cieca e sgomitante vita non vuole che se stessa. È fatta semplicemente per perpetuarsi e replicarsi e non scomparire sotto il sole. E di tutta la vita sotto il sole noi siamo gli unici (apparentemente) dotati della facoltà di potersi interrogare sulle cose e sulla vita stessa. Perciò non è forse quasi un dovere il fatto di interrogarci sui quesiti fondamentali? Non potrebbe essere una delle ragioni per le quali esistiamo, in questa forma e con queste facoltà? Esistiamo per chiederci perché esistiamo? Non è forse questa, stringendo stringendo, l’essenza ultima della condizione umana? Avere la facoltà di rendersi conto di sé e dell’esistenza per poter porre le domande su di sé e l’esistenza, in un regresso apparentemente labirintico di questioni e quesiti autoreferenziali., sotto la cui luce, volendo considerare queste parole, il Dio appare come niente più che un umorista post-moderno. E se lo fosse? Se l’esistenza fosse solo un tiro mancino legato solo al domandarsi e scervellarsi sul significato della stessa? Un divertissement raffinato e arguto, ma essenzialmente onanistico e sterile.» La dissolvenza finale su quest’ultima considerazione genererà lo scroscio di applausi con cui la realtà-così-com’è, imperturbabile e sicura nel proprio abito da sera, si congratulerà con se stessa nella celebrazione della propria compiutamente avvenuta riproducibilità.

Il titolo dell’aforisma si riferisce ai versi della celebre opera di T. S. Eliot intitolata “The Love Song of J. Alfred Prufrock” che recitano: “In the room the women come and go / Talking of Michelangelo (trad.: Nella stanza le donne vanno e vengono / Parlando di Michelangelo).”
Nell’immagine: di Andy Warhol, “Marilyn Monroe”, 1967 (MoMA, New York)

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.